Mi sto dilungando abbastanza ... mi sa proprio che, ora che arriverò al punto, vi sarete tutti stancati ... :) Grazie a chi spenderà minuti della sua vita per questo racconto ...
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Rory guardò l'orologio, che portava al polso, per la millesima volta. Le cinque di sera. Tardi, troppo tardi. Era già buio da un po'. Ma dove si era cacciato? Prese il giubbotto, se lo mise in spalla e uscì di casa. La strada dei mattoni spezzati era una via povera; e si vedeva. Le case erano ammassate le une sulle altre, piccole e strette, con i tetti spioventi e mezzi divelti dal tempo e dalla poca manutenzione; solo alcune case avevano le imposte alle finestre e in molte mancavano persino delle porte sicure. Se c'era una cosa che Rory aveva capito di quel "mondo", da quando era lì, era che la corrente non esisteva, l'acqua si prendeva dai pozzi e i medici facevano schifo. La qualità di vita per gli umani non era proprio delle migliori e Rory continuava ad odiare quel posto, specialmente quella via. Percorrendola non si sentiva molto tranquillo, anche se l'aveva già fatto tante volte. Ai margini del vicolo, accanto a dei cassonetti ribaltati, un gruppo di ragazzini dall'aspetto malconcio sedeva attorno ad un fuocherello. Probabilmente quelli, la casa non l'avevano nemmeno. Vedendoli, Rory si sentì quasi fortunato. Per quanto la sua casa fosse un disastro, almeno lui un rifugio ce l'aveva. Prese a camminare più in fretta. Cominciava a cadere una pioggerella fine, di quelle che li ai "mattoni spezzati" non mancavano mai. "Non è la pioggia a portare la malinconia, ma la malinconia a portare la pioggia",ripeté a se stesso Rory. Sorrise. Quella frase gliela diceva sempre suo padre quand'era piccolo, mentre passeggiavano nel viale vicino alla loro casa. Non ricordava la faccia di suo padre e nemmeno la sua voce, ma quella frase non se l'era dimenticata. Rory non l'aveva detto a nessuno, che ricordava qualcosa. Sarebbe sicuramente finito nei guai … magari l'avrebbero portare in una di quelle celle dove rinchiudevano i bambini che non facevano i bravi. Come si chiamavano? "An, si … le celle spettro".
Guardò di nuovo l'orologio. Era proprio come pensava. Quel 17 .. come cavolo si chiamava, non sapeva nulla. "Non ha la minima idea di dove si trovi la via dei mattoni spezzati …". Rory sospirò. In fondo, però, era ciò che voleva. Decise di andare alla fabbrica. Passando accanto alla locanda quattro dita, come sempre si sentì a disagio. Camminò in fretta. Li ci lavorava Betty, la dolce e bella biondina che a volte l'aveva pure salutato. Quanto avrebbe voluto entrare nella locanda e prendere da bere solo per vederla … "No, no, Rory, sai che non è possibile". Tirò fuori una sigaretta da una tasca dei pantaloni. La tenne semplicemente in bocca, tra le labbra, tanto per fare. Aveva dimenticato i fiammiferi.
La pioggia era divenuta ormai un ticchettio confuso tra i rumori della piazza del corvo senza becco. Qualche ragazzino faceva l'elemosina, zoppicando agli imbocchi dei vicoli, una strega con tanto di cappello a punta nero, un po' sbiadito, vendeva scope accanto alla fontanella vino venefico. «Una scopa, bel giovanotto?» la sua voce gracchiante lo fece rabbrividire. «No, si … signora, grazie», balbettò Rory. La oltrepassò in fretta, finendo dritto addosso a un enorme uomo alto il doppio di lui. «Mi .. mi scusi». L'altro ringhiò. Si volse e Rory vide che era un uma-leone, mezzo uomo, mezzo leone. Corse via, perdendo nella confusione la sigaretta, che gli scivolò dalle labbra. "Maledizione!" L'ennesima sigaretta sprecata. Ne prese un'altra, mentre continuava a correre. Alla fine lo erano tutte … sprecate e inutili quanto i mattoni delle case della sua via.
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Ovviamente ... CONTINUA ...