Capitolo I Sangue vivo.
Il cuore ce la mette tutta, bisogna dargliene atto. I pori si stirano, spalancano le porte. Sono preziosi operai, specializzati. Del loro duro lavoro, benchè fondamentale, non ne parlerà nessuno.
Poi arriva. Qualcuno lo paragona ad un fiume in piena, ma è riduttivo. E il sudore lo sa.
Esistono forse in natura posti dove migliaia di foci, un istante prima asciutte e sabbiose, vengono invase simultaneamente da onde così ansiose?
E poi le gambe. A loro il compito più arduo. Come vecchie caldaie nella sala motori di navi transoceaniche, sbuffano, ingoiano misero carbone, lo masticano e incredibilmente lo trasformano in forza, movimento, terre nuove, speranze. E il macchinista, crudele, continua a caricarle, sordo ai lamenti degli ingranaggi.
Sì sono mai viste caldaie ribellarsi? In una miscela di rassegnazione e fedeltà proseguono nel loro ingrato compito, fino ad lanciare, allo stremo, l'unico allarme a disposizione: i crampi. Sfiorano quel pulsante troppo rosso, poi rinunciano e decidono di continuare ancora un po'. Lo guardano, lo bramano. Premerlo significherebbe la fine delle tribolazioni. Game over. Nemmeno un metro di più. Stoicamente invece chiudono gli occhi e continuano a lavorare. Uno. Due. Uno. Due.
E la salita pian piano perde. Pietre e asfalto non possono vincere contro sangue vivo.
Centinaia di migliaia di piccole voci echeggiano in un brusio comunque orgoglioso. Ogni cellula si confessa."Non so quanto posso resistere ancora!", ti sembra di sentire da quel muscolo del lombare. Un angolo della cervicale bisbiglia pettegolo "Ehi, guardami, sto facendo il massimo! Non dimenticarlo!"
Allenarsi in bicicletta è sempre stato terribilmente difficile per il mio fisico. Uno sforzo che ad ogni modo cerco, avido e masochista. O forse è solo la curiosità del mio io che mi mette in sella?
Domenica mattina. Tempo buono, come i propositi.
Uscita in mountain bike verso Città Alta, Bergamo. Andata-ritorno forse 50 km. Qualche salita, poca roba per chi mastica pedali. Per me è diverso : arrivare a S.Vigilio dopo quell'ultima, antipatica salita è come strappare dal block notes la pagina scarabocchiata dai problemi settimanali, per ritrovarsi davanti un foglio bianco, da istruire, da amare, da crescere.
Amo le abitudini. Mi fanno compagnia. Mi fermo sempre nei pressi di un parco, sulla stessa panchina di sasso che sta poco fuori l'ingresso. Mi cambio e getto con ingratitudine magliette fradice nello zaino, accogliendo con ampi e opportunisti sorrisi il nuovo asciutto. E' un parco oggettivamente poco attraente. Erba alta, nemmeno una persona che ci passeggia, fuori mano.
Io comunque ci sono affezionato e non manco mai di sceglierlo.
Oggi posso dirlo : quel parco ha scelto me.
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