Sera fredda di fine novembre ,l’ombra dei ricordi passati, delle cose ancora da fare mi seguono passo dopo passo fuori alla stazione della metrò mentre faccio ritorno a casa tutto ad un tratto vedo un vecchio malconcio salire su un cornicione e urlare delle sue miserie: Aiutatemi vi prego, mia moglie e miei figli mi hanno cacciato di casa ,perché dicono che sono solo una disgrazia per loro , sono vecchio e senza un soldo , dicono che bevo troppo vino che voglio vivere alle loro spalle ,io che mi sono spezzato la schiena a faticare per farli crescere bene ,ho accompagnati all’altare le mie tre figlie con una buona dote , ho fatto tutti i lavori che mi capitavano. Ora mi cacciano di casa come un cane rognoso , con un calcio nel sedere. La gente gli passa accanto incurante , qualcuno gli dà qualche moneta alcuni ragazzi ridono a vederlo così disperato , tutti vanno verso casa con valigie colme di speranza o di cose inutili, cambiali , errori vari . La strada è un doloroso calvario e non s’incontra nessuno quando se ne ha bisogno ,qualcuno che ti sappia spiegare perché tanto soffrire. Ogni morale ritorna ad essere filosofia e storia , momenti intimi fragili come le morte foglie sui rami in attesa d’ un alito di vento li porti via. Tra strade affollate inseguendo storie passate s’ incontra figure e vite vissute in fretta ,la fantasia sembra plasmare l’evento atteso, dar volto alla solitudine , all’inquietudine dei giorni avvenire. Sarà follia penserà qualcuno da sotto il capello, osservare declamare versi al vento , spoglie d’un misera vita in cui un ricordo ,un profondo dolore bussa ogni sera alla porta , per entrare ed essere ascoltato . Con l’avvicinarsi delle festività case e negozi luccicano nel buio , così sarà presto natale , poi capodanno , sarà quello che sarà ma io non sono più io. Seguire il divenire per rime , incamminarsi insieme nei perduti labirinti intellettivi ,inseguendo lirismi e piagnistei. Ripenso a quel mio personaggio costretto a vivere da solo in una squallida baracca alla periferia della città ,aveva imparato a rubare pensieri felici ,aveva imparato a sorridere alla vita, allo schiaffo, al calcio nel sedere ,aveva imparato a sue spese ad essere solo. Fu per questo rinchiuso in carcere, perché preso in fragrante a rubare sogni ad un vagabondo che dormiva beato su una panchina all’interno d’ una villa comunale . Gli trafugò le sue gioie, gli rubò l’ultimo suo momento felice e scappò per strade addobbate di mille luci saltando come matto. Un povero ladro di sogni , una volta in carcere tentò di evadere di fuggire via , ma fu tutto inutile ,ombre malvagi, incubi , vennero ogni notte a tormentare il suo riposo, dovette così aspettare che finisse l’intera sua condanna per ritornare a dormire in pace. Ora ritorno su i miei passi ,tra i righi dei miei fogli il silenzio regna sovrano come tra le brulle campagne . S’ ode da lontano ,da giardini ed orti il canto dei morti.Si vede dalla finestra un cader fragile di foglie con su scritto tanti bei pensieri, si leggono li sopra poemi e drammi , nuove novelle , tragedie antiche che inebriano lo spirito d’ amore e calmano così la mente inquieta in preda ai fantasmi della ragione poetica.
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