Vento
Ascoltare i propri pensieri e trasformarli.
Ascoltare il proprio ambiente senza spostarlo od evitarlo.
Amalgamarsi questo è il segreto. Il passaggio basterà per cambiare.
Non esiste il tempo definito e diviso per ascoltare il suono che emette la città. Ti prende improvviso, quando e come non sai, come fa il sonno la sera od il risveglio al mattino.
Lei invece sapeva di quel tempo, mentre camminava per le vie piene di traffico e fumi.
Non era quello il suo posto. La strada evaporava odori di catrame fra i vestiti e la pelle bagnata. L'aria bolliva sopra le lamiere sudice delle auto. La pestilenza dei gas di scarico accompagnava la polvere calda. Afa e stanchezza in un universo di chiasso incessante.
Lei raggiunse finalmente un portone da varcare, salì le scale. Le chiavi. La porta. I vestiti sul divano. Aprì le finestre, il caos era lontano ed il rifugio si riempì d'aria. Doccia. Piedi nudi. Accappatoio, asciugamano, musica accesa. Un vestito leggero addosso.
Si sedette aprendo il giornale ed in quel momento capì di essere sparita.
Ogni scomparsa è come un pensiero che penetra irruente ad affollarmi il cranio, scende per i nervi e scorre per le arterie assieme al sangue; è così che il mio corpo ne è intriso.
Galleggia e io con lui, assieme all'aria che si alza violenta e mi strappa dai sogni per gettarmi lontano. Con questa strana compagnia viaggio sempre a velocità irreali, ed invece vorrei fermarmi a sedere tranquillo.
Ma il vento è inquieto e mi congiunge a nuvole fredde. Non vedo niente, sento solo il mio corpo e non capisco il sopra od il sotto. Giro, giro vorticosamente nel mio cervello e non riesco a fermarmi. Esiste ansia e paura nel perdere il controllo di me.
Sento colpi improvvisi. Non avverto dolore, rallento. Non c'è niente che sostiene e mi sento precipitare. Giù, sempre più in giù, non so dove, ma cado.
Sono a terra di schiena, le braccia, le gambe allargate. Non riesco a muovermi, è tutto troppo pesante e faticoso.
Ancorato al suolo vedo il cielo, azzurro, limpido, infinito. Mi sovrasta con forza, senza più nuvole, con tutta la sua profonda irrealtà. Provo il vuoto. Lo spazio sopra di me è riempito solo da un colore continuo; è l'uniforme e silenzioso cielo che mi lascia stupito su questo pezzo di terra.
Mi alzo. Cammino. Questo infinito momento è durato solo un attimo.
Ero scomparso nel vento ed ora sono qui, dove miei passi risuonano sul pavimento di una casa completamente vuota. Tutto è nudo e pulito.
Passeggio per stanze enormi, dalle finestre irrompe il sole abbagliante ad illuminare ogni spazio.
Una porta, la apro e fuori c'è il vento. Rocce, mare, l'erba è spazzata dall'aria.
Esco, cammino fra la terra e le pietre. Luce, tanta luce e l'odore del mare si fa strada fra le narici e i ricordi. Il cielo è pulito, le onde giganti schiumano bianche fino a terra.
Mi siedo, la sabbia è morbida sotto il mio corpo.
Vicino a me un giornale trattenuto da un sasso. Curioso lo prendo, è di oggi, lo apro, lo sfoglio e sento qualcosa di strano.
La luce è calata. Così anche il vento. Si è trasformato in una brezza che porta all'orecchio suoni lontani. Avverto, indistinto, il rumore del traffico.
D'improvviso, un vestito leggero di donna sfiora il mio viso.