L’arrustuta
Avete presente “l’arrusta e mancia” alla catanese durante una scampagnata con amici? Una di quelle scampagnate dove comprate 100 euro di carne, 20 di alcol, 20 di carbone, 50 euro di birre e comprate 20 bottiglie di vino a 10 euro l’una (o 50 cent l’una se siete amanti di vini come i Tavernelli e altri vini ignoranti similiari)?
L’altro giorno ho notato come, a ben pensarci, questa scampagnate, o per meglio dire, questi “arrusta e mancia” sono un vero e proprio sistema politico in miniatura.In Italia noi abbiamo un Parlamento e un Governo. Tendenzialmente si mira a far divenire Capo del Governo (il c.d Presidente del consiglio) un membro del Parlamento. Questo Capo di governo governa finché il Parlamento glielo consente e cioè, nella stragrande maggioranza dei casi, finché un altro membro del Parlamento non intende prendere il suo posto. E sì perché il Parlamento contesta spesso il Governo e lo critica da ogni punto di vista. Così finisce che il vecchio Capo del Governo si dimette, o lo costringono a dimettersi, e il nuovo prende il suo posto per governare.
Vi ho fatto questa parentesi politico-istituzionale per farvi capire come anche nell’arrusta e mancia funziona così.
Nell’arrusta e mancia abbiamo un gruppo di persone, generalmente tutti amici: questi compongono il Parlamento. Ma in un’arrusta e mancia che si rispetti occorre uno che si mette al barbecue (o braciere) e cucini per tutti. Occorre un Capo del Governo; uno cioè che “governi” la situazione. Perché non tutti si accollano di cucinare ore ed ore al fuoco per puzzare per giorni di fumo, salmoriglio e carne bruciata. Occorre “chiddu c’arrusti a canni”.
Alcuni si offrono volontari e tra questi viene scelto uno. Generalmente se è di sesso maschile, si chiama Turi o Savvo (con due “v”), è grasso, ha una canottiera con macchie di sudore/olio (ormai manco la moglie e la lavatrice si ricordano cosa sia esattamente) e cala ro plebiscitu, è preferito. Altrimenti si tende a favorire chi presenta questi requisiti.
Le indicazioni possono essere varie: “Facemu arrusturi a Turi ca a sapi fari bona a canni”; “Carusi, ci pensu iu picchì a cannì a pigghiai iu e sacciu comu s’a ffari” (perché ovviamente se la carne la prendi in una macelleria anziché un’altra, le cose cambiano); “Au carusi però stavoda mi ci abbiu iu a fari a canni picchì l’autra voda s’abbiau Peppe e sapemu tutti pari comu finiu”; “Mi ci abbiu iu ca piddiri Achille può accompagnare solo”.
Alla fine di questa consultazione viene nominato “l’arrustaturi” della giornata.
L’arrustaturi così scelto comincia a prepararsi al nobile compito per cui è stato insignito.
Ha a disposizione precisi strumenti da lavoro. Possono essere tanti o pochi, ma può usare solo quelli. E questi glieli danno quelli venuti alla scampagnata.
Generalmente questi strumenti sono: carbone, alcol (2 bottiglie o 2 bottiglie e mezzo se si porta pure la bottiglia rimasta mezza vuota dall’ultima scampagnata), puppette ri canni ri cavaddu, cipullata, fette ri canne ri cavaddu, sassiccia (o a sausizza, perché all’arrusta e mancia non c’è la salsiccia), piatti di carta pi sventuliari e fari pigghiari u carvuni, forchettone ru zio Ignazio, sammurigghiu (essenziale, altrimenti tutti a casa perché non ha senso fare un’arrusta e mancia senza sammurgghiu), panini e posate da lavoro.
L’arrustaturi si mette sul fuoco e comincia a lavorare. Ma chiunque sia stato designato come tale, deve subire (assupparsi, per restare in tema) le critiche degli altri che assistono al suo lavoro e attendono di mangiare.
Le critiche sono varie e possono essere: "Minchia, m'bare! Ma chi sta fannu?! U sammurigghiu uora c'abbii?? Dopo! Prima l'a ffari pigghiari a canni!"; "Boni su! Boni su! Levali sti puppetta anunca mangiamu carvuni!" "OOOhhh!!! Ancora cu sta canni?? MA cia voi abbiari quacchi cipullata??!!"; " Vabbe carusi, iu mi fazzu na briscola picchì si ancora taliu a chiddu a comi a sta appizzannu a canni u scassu ri coppa!"; "Ma posso cucinare io che a momenti ci stai ammazzando tutti??"; “Carusi, u facemu metteri a Turi ca iddu u sapi come si fa?”. Generalmente c’è anche la critica gentile detta con sorriso buono e dolce ma che in realtà è volta a farti cedere il posto come “Dai, riposati e mangia qualcosa che non è giusto che ci sia sempre tu a fare tutto”. E via discorrendo.
Le critiche vanno avanti finché quello che era messo a cucinare non cede il posto (o il forchettone, in questo caso) al nuovo designato (generalmente il sempre presente Turi).
Ma non appena il nuovo designato comincia a cucinare, ecco che diventa lui a essere l’oggetto di critiche. Possono essere le stesse di prima o, paradossalmente, opposte a quelle precedenti come ad esempio: “ma sta canni a cucinasti o c’abbiasti n’do paninu crura?”; “ma u sammorigghiu picchì c’abbiasti alla fine?! Ce l’abbari SUBITO!”; “Carusi, ma cu è stu sciamunitu ca rissi ca c’a stari Turi a fari a canni?” (generalmente quello che dice questo è lo stesso che aveva proposto di mettere Turi a cucinare, se non lo stesso Turi).
Chiunque si metta al fuoco sarà oggetto di critiche, comunque cucini e quantunque accettato all’inizio da coloro i quali vedranno quello che deve cucinare lavorare per loro.
Alle arrustute si crea un vero e proprio sistema politico: un Parlamento (quelli che fanno la scampagnata) ed un Governo (quello che cucina). E il Parlamento che non sarà mai soddisfatto da quanto dal Governo.
In mezzo a tutto ciò alle scampagnate ci stanno pure quelli che si fanno tutto il tempo i selfie o giocano a calcio o passano il tempo a ubriacarsi a suon di Tavernello. Ecco: nel nostro caso loro sarebbero i parlamentari assenteisti e che se ne fregano della vita politica.
Che poi a ben pensarci le arrustute sarebbero in grado di descrivere vari sistemi politici, ma per il momento ci basti questo.
L’arrustuta…
Andrea Motta.